Buonismo tutto italiano.

Sono nato all’estero con passaporto italiano, figlio di italiani, in un paese del nord Africa la Tunisia e quando a fine anni cinquanta quel paese ha “conquistato” l’indipendenza per gli stranieri come me c’erano due possibilità, la prima di prendere la cittadinanza di quel paese la tunisina per mantenere tutte le condizioni godute fino a quel momento o in caso di rifiuto perdere tutti i diritti. Di fronte a tale scelta la mia famiglia ha optato per il rientro nel proprio paese, l’Italia.
Quando siamo arrivati sul suolo italiano era il 4 febbraio 1960 anche giorno del mio compleanno, non sono state tutte rose e fiori, la prima notte, avevo quattordici anni, l’ho trascorsa in un centro raccolta profughi e precisamente quello di Bari, per dormire mi è stata data una balla di paglia che ho aperto e stesa se non volevo dormire a contatto diretto con il pavimento in cemento di una stalla, si proprio una ex stalla e il mio primo pasto è stato una tazza di caffè e latte con due fette biscottate. Quando dopo alcuni mesi abbiamo scelto di trasferirci nella città “Bologna”che era stata scelta dalla mia famiglia dove ricostruirci il futuro,al nostro arrivo la frase più carina da parte dei nostri “fratelli” italiani è stata “ cosa siete venuti a fare in Italia voi “marocchini” forse a rubarci il lavoro” correvano gli anni sessanta, anni del boom economico tenere presente che in quel paese noi italiani eravamo solo qualche decina di migliaia di persone rientrati nel nostro paese “spalmati” in diversi anni, ci siamo fatti largo con la nostra grande voglia di lavorare, la nostra onestà e il rispetto delle leggi italiane. Oggi, passati quasi sessantanni vedo tutto un buonismo che mi lascia esterrefatto forse mi è sfuggito qualcosa e pensare che anche allora c’erano le sezioni come anche le parrocchie o forse la mia sfortuna è stata quella di nascere italiano.