Quel ritorno da Lama Moccogno.

Eravamo agli inizi dell’inverno e una sera ci dovevamo esibire a Lama Maccogno nota località sciistica sull’appennino modenese a 850 slm.

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Finita la serata ci accorgiamo che durante la nostra esibizione aveva iniziato a nevicare e non poco, preoccupati di dover affrontare la strada di ritorno a casa, chiediamo al gestore se vi era una altra strada al fine di evitare quella fatta all’andata perchè ci era sembrata brutta da poter fare dopo quella nevicata.

Questi ci spiega che c’è una altra strada che loro definivano “scorciatoia” più corta oltre ad avere un fondo stradale migliore.

Allora tutti quanti decidiamo di seguire il suo consiglio ma nel frattempo oltre a nevicare era scesa nella zona anche una fitta nebbia.

Dopo circa una mezzora di guida alla cieca, decidiamo di fermarci per capire almeno dove ci trovavamo e per capirlo meglio prego l’amico seduto al mio fianco di scendere dall’auto e dare un occhiata. Ma non appena apre lo sportello e prova a scendere, si ritrova con un piede dentro all’acqua di un torrente; eravamo proprio sul ciglio di quel torrente e sarebbero bastati alcuni centimetri per ritrovarci con l’auto tutti dentro al corso d’acqua e con tanta pazienza oltre alla tanta fatica riusciamo a tornare sulla strada maestra e a raggiungere le prime case di un paese nel fondovalle.

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Lo spavento è stato grande ma faceva parte, come penso ancora oggi, della vita dei musicisti che vanno in giro a suonare, si parte e non si sa mai quello che ti aspetta dietro l’angolo, certo eravamo negli anni sessanta come potrete immaginare lo stato delle strade  come poteva essere, tante volte nemmeno asfaltate ma solo ghiaia e non esistevano ancora i navigatori, si aveva solo una cartina stradale…

Alle volte mancava veramente il minimo indispensabile, come quella volta a Benedello.