9° capitolo – Il mio rapporto con quel paese, la Tunisia

Io con la Tunisia ho uno strano rapporto di Amore – Rabbia.

“Amore”

per la Tunisia, perchè ci sono nato e per i tanti bei ricordi della mia infanzia, gli odori, il clima, la gastronomia che mi porto ancora dentro, il rapporto tra le persone, i compagni di scuola, la “famiglia” di allora quando ci si ritrovava la domenica o in occasione delle “sante” feste, attorno ad un tavolo con i tanti parenti e amici che avevamo. I tanti parenti e amici che con la perdita del nostro benessere si sono tutti dileguati nel tempo.

La mia famiglia era benestante, i miei genitori avevano tanti bei progetti per il futuro tra cui anche il mio, ero un ragazzo che prometteva molto bene a scuola e perciò si erano fatti dei progetti anche sul mio conto. Si viveva tutti in grande armonia fossero italiani, francesi, musulmani, ebrei ecc. . C’era un grande rispetto, sempre disponibili gli uni verso gli altri, veramente un paese a dimensione uomo e sempre nel rispetto reciproco. Mi riferisco fine anni cinquanta e inizio sessanta.

Rabbia

perchè qualcuno nel 1957, al di sopra di qualsiasi nostro pensiero aveva deciso di dare una svolta brusca a tutto quello che era stato fatto fino ad allora dai nostri nonni, dai nostri genitori, che avevano dedicato tutta una vita fatta di tanti sacrifici oltre a duro e onesto lavoro per raggiungere obiettivi che non erano altro che benessere, sicurezza per le proprie famiglie oltre ad un futuro per le nuove generazioni che fino a quel momento, sembrava assicurato. Tutto questo cancellato in un momento, senza nessuna prova d’appello, molto democraticamente ”Prendere o lasciare”. Guarda caso tutto questo era accaduto nel paese dove avevo visto la luce e che credevo fino a quel momento fosse il “mio”, vista la mia tenera età: per me non esisteva altro.

Oggi qualcuno parla di “cittadini del mondo”, probabilmente queste sono persone che non hanno mai vissuto una “tragedia” del genere perchè per tutti noi di tragedia si è trattato dover rinunciare nel giro di poco tempo a tutto dalla casa, al lavoro, alle parentele, alle amicizie, ai divertimenti ecc. tutto azzerato e dover riprendere a vivere in un altra parte del mondo, non è facile nella stessa maniera per tutti, molto dipende dalle situazioni, dall’età dei protagonisti, della cultura e tanti altri fattori.

Conclusione:

questa è la situazione oggi, mi ritrovo provenire da un paese la Tunisia che ritenevo mio che a quattordici anni mi “caccia” e da un secondo l’Italia, che mi accoglie e permette di ricostruirmi un futuro. Questo secondo, è il mio paese, l’Italia, la mia patria, non mi avrà dato tutto quello che speravo dalla vita ma almeno mi ha permesso di costruirmi quello che nel corso degli anni ho potuto e saputo realizzare con una vita onesta e dignitosa per me e i miei famigliari senza mai dover mettere in discussione un giorno di farsi restituire quello che è stato da me costruito nel corso degli anni.

Dopo la mia partenza avvenuta nel 1960, in Tunisia non ci sono più tornato perchè ho sempre avuto uno strano rapporto con quel paese, di amore – rabbia, come un “figlio” tradito, spogliato di tutto oltre ad aver negato una parte della vita, il passato. Passato fatto di una parte molto importante nella vita di una persona, l’adolescenza.

Fino a poco tempo fa ero intenzionato a ritornarci almeno come turista ma ormai visti gli ultimi avvenimenti che si sono succeduti in quel paese non penso proprio di farlo, sarei stato curioso di andare a verificare di persona cosa sarebbe accaduto dentro il mio “essere” ma probabilmente ormai è troppo tardi e poi ritengo che sia un capitolo da considerare chiuso.

Sono “italiano” nato in un paese straniero in cui ho vissuto fino a quattordici anni, età in cui cè già una certa consapevolezza della realtà e probabilmente l’ho vissuta diversamente da altre persone di età diversa dalla mia, la conferma mi viene tutte quelle volte che dialogo con alcuni dei miei “compaesani” che ancora oggi nutrono per quel paese un forte attaccamento, mentre per me è un capitolo chiuso che fa parte di un periodo della mia vita, in cui qualcuno ha sconvolto tutto.

il ricordo è l’unico paradiso da cui non possiamo essere scacciati” di Jean Paul Friedrich Richter

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