Il segreto del guardiano – seconda parte

Mio padre decide di sostituire il capo dei guardiani marocchino con uno proveniente dall’Algeria che gli è stato segnalato da un suo conoscente come persona di fiducia oltre che affidabile, che è alla ricerca di un posto di lavoro come guardiano e dopo un breve colloquio l’assume.

Si tratta di un uomo dell’età di circa quarantanni, alto non meno del metro e novanta, ben piantato biondo con due occhi di ghiaccio più assomigliante ad un vichingo che ad un algerino, malgrado la mia giovane età lo ricordo ancora. Dopo averlo presentato agli altri guardiani prendono servizio e tutto procede nel miglior dei modi anche tra di loro, poche parole e occhi sempre ben aperti in particolare la notte. I mesi che susseguono i furti cessano e si può tornare a dormire sonni tranquilli da parte di mio padre.

Dopo alcuni mesi, l”algerino” chiede un permesso per la durata di una settimana, si deve recare nel suo paese in Algeria per sistemare alcune cose avvenute all’improvviso ma si impegna a farsi sostituire da un suo parente e ci tiene a precisare che ne risponderà personalmente in caso di danni causati all’azienda da questo.

Durante la sua assenza tutto continua a procedere bene, dopo una settimana torna e riprende il suo lavoro.

Dopo un paio di mesi ripete la sua richiesta, nuovo permesso di una settimana, si fa sostituire da quel suo parente, finita la settimana ritorna e riprende il suo lavoro.

Quando all’improvviso, dopo oltre un anno dell’ennesimo permesso, torna ma questa volta per dare le dimissioni e nota che mio padre c’è rimasto male perchè pensava di aver trovato finalmente in lui il guardiano di cui si poteva fidare oltre che essere riuscito ad instaurare un rapporto anche d’amicizia sempre nel rispetto dovuto alle posizioni.

Una cosa era chiara, questo uomo non era certamente il solito guardiano marocchino che veniva in Tunisia a fare la sua stagione di lavoro per tornarsene al paese con qualche soldino nelle tasche, si capiva che aveva una certa istruzione, nei momenti di riposo questi la sera prima di prendere servizio usava leggere libri a volte scritti anche in inglese ma probabilmente anche lui persona sveglia capisce che a mio padre qualcosa non torna e decide di “confessarsi”. Inizia con il dire che tutti questi mesi li ha trascorsi bene, da noi ha trovato non solo un datore di lavoro ma anche un secondo padre, un padre che ha rispettato oltretutto la sua riservatezza non andando mai a “scavare” nelle sue richieste di permessi, non chiedendo mai i veri motivi e tutto questo era stato da lui apprezzato e in segno di riconoscenza ha voluto dare a mio padre un oggetto a lui caro, il suo orologio da tasca personale, orologio che conservo ancora oggi a distanza di sessantanni nel mio comodino e di tanto in tanto lo ricarico perchè usa il sistema meccanico e funziona ancora benissimo.

Ma per finire vi voglio anche rendere partecipi di quel suo segreto: si trattava di uno dei capi del movimento che lottava per l’indipendenza del suo paese, l’Algeria e tutte quelle volte che chiedeva qualche permesso lo faceva per andare a rendersi utile alla causa del suo paese.

Per noi è rimasto un uomo serio e corretto nel suo lavoro oltre ad educato e rispettoso nei confronti dell’azienda e della nostra famiglia.

L’orologio avuto in regalo da mio padre,  dal guardiano algerino.

 

orologio da tasca