3° capitolo – Traversata e arrivo in Italia

traversata arrivo Italia
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Si trattava di una nave italiana che tutti i mercoledi partiva dal porto di Tunisi diretta in Italia e prendeva a bordo quei italiani che avevano deciso a lasciare quel paese, per fare rientro in Patria.

“Città di Tunisi” era una di queste navi che a turno il Mercoledi pomeriggio salpava dal porto di Tunisi per l’Italia.

Dopo una notte di navigazione, in tutta la traversata siamo stati accompagnati da un mare molto mosso, tanto per complicarci la vita. Arriviamo l’indomani mattina al porto di Palermo, a proposito, quel giorno era il giorno del mio quattordicesimo compleanno, ma alla torta neanche a pensarci, si avevano altri pensieri per la testa certamente non quella di festeggiare un compleanno. Facciamo scalo e nello stesso pomeriggio proseguiamo per il porto finale, quello di Napoli, dove sbarchiamo la mattina del giorno successivo. Al nostro arrivo a Napoli veniamo prima rifocillati in un centro d’accoglienza all’interno del porto stesso, che di accoglienza non ha proprio nulla . All’ora di pranzo ci viene fornito un piatto di pasta al pomodoro che sapeva di tutto all’infuori di pasta con il pomodoro, un formaggino con una fetta di pane e un cubetto di marmellata. Nel pomeriggio alle ore 16 circa, caricati su camions dell’esercito, veniamo portati alla stazione centrale di Napoli dove vi era in partenza un treno per Bari. Tutto questo senza che nessuno ne sapesse nulla. L’apprendiamo da un controllore che quel treno è diretto a Bari e che potrebbe essere la nostra destinazione finale. Arriviamo alla stazione di Bari alle ore 21, sulla città proprio in quel momento si abbatte un nubifragio, aspettiamo un momento prima di scendere dal treno nella speranza che la pioggia smetta di cadere per poter salire sui camions sempre dell’esercito che ci aspettavano fuori dalla stazione. Questa volta speriamo di essere arrivati finalmente al traguardo finale. “Campo Profughi di Bari”. Si trattava di una vecchia struttura che in passato era stata la caserma della regina Elena del Montenegro in disuso che io avrei definito “in attesa di crollo”, durante la nostra permanenza a qualcuno è capitato di vedersi crollare il pavimento sotto i piedi.

Alle ore 21,30 circa entriamo nel Centro Raccolta Profughi di Bari, centro che aveva ospitato prima di noi i nostri “fratelli” provenienti dall’ Istria- Dalmazia. Dopo aver controllato tutti i nostri documenti, il responsabile del centro ci indica dove poter trascorrere la prima notte, si trattava un cinque stelle lusso, la vecchia stalla, dove avevano alloggiato a suo tempo i cavalli dell’esercito della Regina Elena, ci vengono consegnate delle coperte del tipo militare e qualche balla di paglia a famiglia, da aprire e stendere per terra per non dover dormire a contatto diretto con il pavimento. Prima di dormire ci viene data una tazza di latte e caffè molto annacquata a testa oltre ad un cubetto di marmellata e una fetta di pane. Ma viste le condizioni in cui versa quel luogo, le donne vengono ospitate presso le famiglie già presenti nel campo, mentre noi uomini invece, ci dobbiamo accontentare di quello che passa il convento e che convento.

 

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4 Risposte a “3° capitolo – Traversata e arrivo in Italia”

  1. Quando vedo come sono trattati i profughi oggi, mi domando come in Italia sia stato possibile accogliere cosi’ male i connazionali…

    1. forse perchè eravamo in pochi e i nostri voti non facevano gola alla politica, però anche allora qualcuno che ci ha mangiato sulle nostre disgrazie cè stato, lo racconterò a fine autobiografia quando scriverò il “mio” bilancio finale, di tutta la mia di storia….

  2. Povero Beppe, “Male, malanno e l’uscio addosso! ” come diceva mia madre. E pensare che invece di domandarvi soldi per aver “SFRUTTATO” il suolo tunisino, avrebbero dovuto pagarlo per aver “BONIFICATO” un terreno dove, prima di lui, non c’era che rovi, sterpi, vipere e topi.

    1. figuriamoci, noi italiani alle spalle non avevamo uno Stato, l’Italia, che difendeva i nostri interessi in quel paese “straniero”, addirittura quelle poche volte che ci siamo recati presso il consolato per avviare le pratiche per il rientro in Patria, dai funzionari italiani ci veniva sconsigliato di venire in Italia, figli di nessuno abbandonati a noi stessi..

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